
Hai mai dimenticato la merenda a casa? Ti è mai capitato di avere fame durante la lezione e non sapere cosa mangiare? In quei momenti, le macchinette delle merendine sembrano la soluzione perfetta: basta una moneta e in pochi secondi hai uno snack tra le mani. Sono rapide, silenziose e non ti giudicano mai, nemmeno se è la terza merendina della giornata, ormai fanno parte della vita scolastica quotidiana. Anche per i professori o il personale scolastico possono essere una piccola salvezza nelle giornate più intense.
Ma non tutto è così positivo. La maggior parte dei prodotti offerti non è proprio il massimo dal punto di vista nutrizionale: merendine ricche di zuccheri, bibite gassate, patatine salate. È un paradosso, considerando che a scuola si cerca di promuovere uno stile di vita sano e un’alimentazione equilibrata. Che senso ha parlarne a lezione e poi proporre scelte completamente opposte nei distributori automatici?
C’è poi un altro problema: spesso i cibi più salutari – come barrette ai cereali, frutta secca o succhi naturali – costano di più rispetto agli snack meno sani. Questo rende difficile, soprattutto per gli studenti, fare una scelta consapevole e allo stesso tempo accessibile.
La soluzione non è eliminare le macchinette, ma migliorare l’offerta inserendo opzioni più varie, abbassare i prezzi dei prodotti salutari e, perché no, coinvolgere gli studenti nella scelta di cosa vendere.
Nella nostra scuola, per esempio, c’è anche la possibilità di acquistare pizza o panini durante la ricreazione. Un’idea positiva, ma che purtroppo spesso lascia a desiderare: cibi poco appetitosi, gommosi e difficili da mangiare. In queste condizioni, è comprensibile che molti preferiscono uno snack confezionato. Se si vuole proporre un’alternativa più sana, bisogna anche assicurarsi che sia davvero buona e invitante.
Le macchinette, quindi, non sono il vero problema. Il problema è non educare davvero alla scelta consapevole e non offrire alternative credibili. Anche questo fa parte del nostro percorso scolastico. E forse, è proprio da qui che dovremmo iniziare.