Intervista a Dante Trincia e Massimo Frisoni, due dei fondatori del festival più autentico d’Italia.
Cosa succede quando un gruppo di amici appassionati di musica, territorio e sostenibilità decidono di fare sul serio? Nasce il Triplo Sound Festival, un evento che in pochi anni si è fatto strada nel panorama indie italiano. Dietro le quinte sono in tanti, ognuno con le sue competenze, dal Presidente Valerio Bellocchio, uno dei più giovani del gruppo, al Direttore Artistico Gabriele “Svedonio” Tardiolo, passando per l’allestimento e la grafica di Alice e Valentina Bambini fino a raggiungere Andrea Bertello a Torino; Albachiara Tiberi, esperta in relazioni internazionali, Bernando Mattioni sempre alla ricerca degli artisti, Maria Grazia Silvestrini che si occupa della parte finanziaria dell’evento e il “braccio” del Festival, Fabrizio Ricciardi. E poi ci sono Dante e Massimo, rispettivamente ingegnere e avvocato, due teste, e cuori, che insieme a tutti gli altri hanno messo in piedi un festival con una visione: connettere persone, suoni e storie, affrontando anche i temi che contano davvero.
Li abbiamo intervistati per scoprire com’è nato tutto, cosa li motiva e chi sognano di portare sul palco. Spoiler: Motorpsycho e Giovanni Lindo Ferretti!
Come e quando nasce l’idea del Triplo Sound Festival?
Dante: L’idea del festival nasce qualche anno fa. Con alcuni amici musicisti, che io e Massimo abbiamo in comune, abbiamo iniziato a scambiarci idee su come connetterci al territorio in modo diverso, condividendo le nostre competenze. La svolta è arrivata nel 2023, quando sono andato in Mongolia con un amico ideatore di un festival. Si era appassionato alla musica occidentale dopo aver studiato negli USA e aveva portato questa cultura in Mongolia partendo dal proprio garage: oggi il suo evento coinvolge 150 mila persone. Questa esperienza mi ha colpito molto. Al ritorno ho chiamato Massimo e gli ho proposto di unire le nostre competenze per costruire qualcosa di nostro.
Perché avete scelto questo tema per l’edizione di quest’anno?
Dante: Uno degli aspetti più belli del festival è che ci ha permesso di incontrare persone da tutta Italia. In particolare Andrea Montuschi, un ragazzo bolognese esperto di comunicazione, con cui collaboriamo ogni anno per scegliere il tema. Quello di quest’anno, “Voci che attraversano barriere”, nasce riflettendo sul momento storico attuale, in cui si stanno creando tante barriere di vario tipo. Abbiamo deciso di affrontare proprio questo tema.
Massimo: La barriera viene spesso vista come qualcosa che ti blocca, ma può anche essere uno strumento per migliorarsi. È il messaggio che vogliamo trasmettere: dalla sostenibilità individuale fino a quella sociale e culturale. Abbiamo adattato il tema anche nei vari spettacoli, che tratteranno barriere energetiche, etniche e legate alle disabilità.
C’è un ospite che vi ha colpito particolarmente nelle varie edizioni?
Dante: Direi due: Maria Chiara Argirò, musicista jazz con cui ho instaurato un bellissimo rapporto d’amicizia, e Lorenzo Barone, che ha percorso dall’Africa alla Siberia in condizioni estreme. Mi ha colpito per la sua semplicità e forza interiore.
Massimo: Anche per me Maria Chiara Argirò è stata una presenza importante. Un altro artista che mi ha colpito è Rancore: completo, profondo, capace di usare le parole in modo potente.
Molti artisti provengono dall’Umbria o dalle vicinanze: è stata una scelta voluta?
Dante: Sì, cerchiamo sempre di valorizzare artisti del territorio che abbiano fatto qualcosa di rilevante anche a livello nazionale. All’inizio è difficile coinvolgere nomi importanti, quindi si parte dalle conoscenze più vicine. Ad esempio, Rancore è stato ospite grazie al nostro direttore artistico, Gabriele Tardiolo, che collaborava con lui e con Radio Deejay. Ora è più facile coinvolgere grandi nomi, perché dopo due edizioni iniziamo ad avere credibilità: così siamo riusciti a portare Lorenzo Barone ed Elio Germano.
C’è un artista che sognate di portare? E qualcuno che vi ha detto di no?
Dante: Uno degli ospiti che sogniamo di avere sono i Motorpsycho, un gruppo norvegese che adoro. Li abbiamo invitati più volte, ma avevano altri impegni. Speriamo in futuro.
Massimo: Quest’anno avremo Massimo Zamboni dei CSI e ci piacerebbe tantissimo avere anche Giovanni Lindo Ferretti. Non abbiamo ricevuto grandi rifiuti, anche perché non scegliamo gli artisti in base alla fama, ma alla loro capacità di integrarsi nel progetto. A volte abbiamo rifiutato nomi noti perché non coerenti con il messaggio del festival.
Dante: Un altro che cercavamo da tempo è Elio Germano. Quando ha accettato, è stato un riconoscimento del lavoro fatto.
Massimo: Nel mondo dello spettacolo molti sono rimasti sorpresi dalla sua partecipazione. Probabilmente abbiamo lavorato bene nella prima edizione e ora ne raccogliamo i frutti.
Quali sono le parti più belle e quelle più difficili del vostro lavoro da organizzatori?
Dante: Organizzare un festival è molto stressante. Io sono ingegnere, pensavo fosse facile, ma mi sbagliavo: ci sono tanti aspetti diversi da gestire. La parte più entusiasmante è l’inizio, quando si progetta e si incontrano nuove persone. La più difficile sono gli ultimi due mesi: si dorme poco, si deve mediare tra commercianti, artisti, fornitori e reperire fondi. Essendo una realtà giovane, non abbiamo accesso a fondi pubblici e ci affidiamo a fondi privati o alle nostre tasche. Per coerenza, non accettiamo sponsor in contrasto con il messaggio sostenibile del festival.
Massimo: Concordo. Il lavoro è costante, ma negli ultimi due mesi diventa intenso. Ci dispiace non aver avuto il sostegno degli enti privati che hanno per oggetto la promozione del territorio, Pensiamo che il festival sia un evento culturale di rilievo e speriamo in un maggior coinvolgimento futuro.
Dove vi aspettate di vedere il festival tra qualche anno?
Dante: Il festival sta ricevendo molto interesse da tutta Italia, ma temo che, se il territorio non aiuta, dovremo spostarci. Ci piacerebbe mantenerlo qui, ma lo continueremo comunque.
Massimo: Non diamo per scontato che debba restare legato solo a Orvieto: ha un’identità che può essere proposta altrove.
Dante: Radio Deejay, che ha 6 milioni di ascoltatori, supporta solo due festival indipendenti in Italia, e uno siamo noi: qualcosa vorrà dire, no? La nostra proposta è unica e continueremo a crederci, qui o altrove.
Quanto ha influenzato l’esperienza scolastica sulla creazione del Festival?
Dante: Tantissimo. Ciò che impari a scuola ti resta per la vita, e quando abbiamo creato il progetto abbiamo coinvolto per prime le scuole, per farlo arrivare ai ragazzi.
Massimo: È fondamentale soprattutto il percorso delle superiori, quando entri bambino ed esci quasi adulto. È lì che nascono le connessioni e le consapevolezze più importanti.
Se doveste dare un consiglio ai ragazzi che sono in età scolastica, quale sarebbe?
Dante: Fare, senza paura. Confrontarsi, incontrare persone, coltivare passioni. È un arricchimento personale e umano. Oggi è più facile connettersi online, ma l’essere umano ha bisogno di esperienze reali, anche di sbagliare per imparare.
Massimo: Concordo. Bisogna avere uno spirito critico per distinguere ciò che è “trendy” da ciò che è la propria vera passione. Questo si fa confrontandosi e vivendo esperienze reali, non solo sui social.
C’è stata una persona che vi ha dato più sostegno in questa avventura? Avete mai pensato di mollare?
Dante: Più che una persona in particolare, tante persone insieme ci hanno sostenuto, anche nei momenti più difficili.
Massimo: Io ho pensato di mollare tre volte al giorno… Dante almeno trenta! Ci sono momenti in cui ti chiedi davvero: “ma chi me lo fa fare?”.
Dante, Massimo e tutto il team del festival ci dimostrano che la cultura può e deve essere un atto politico, inclusivo e sostenibile. Tra sogni ancora da realizzare, Motorpsycho da portare sul palco e barriere da abbattere, il Triplo Sound Festival continua a crescere, mantenendo salda la sua identità: autentica, indipendente e profondamente umana.
In un panorama in cui spesso l’apparenza supera la sostanza, il Triplo Sound Festival suona forte, e lo fa con il cuore ed io sarò lì con loro in questo fantastico weekend orvietano e vi racconterò il dietro le quinte del sogno di un gruppo di amici che diventa realtà.
