di Camilla Riccio e Caterina Casasole
Professore Basili, ci racconti un po’ di lei. Cosa l’ha spinta a fare il DJ? Sa che l’idea di un professore DJ è qualcosa di forte visto che ai nostri occhi rappresentano due mondi di fatto opposti?
In realtà ho iniziato a fare il DJ ben prima di diventare professore. Ho scoperto questa passione frequentando l’Élite, durante gli anni del liceo. Ero da sempre affascinato dalla musica elettronica, e insieme a un amico abbiamo deciso di entrare in questo mondo acquistando la nostra prima console digitale.
A 20 anni, insieme ad altri colleghi, abbiamo ricevuto l’incarico della direzione artistica dell’Élite, ruolo che ho mantenuto per ben 13 anni.
Nel frattempo ho imparato a produrre musica elettronica e oggi conto più di un milione di ascolti sulle piattaforme di streaming. Grazie a questo percorso ho avuto la possibilità di esibirmi in tantissimi locali in Italia e all’estero. Ma non ho mai abbandonato gli studi. Infatti, mentre terminavo la laurea magistrale, ho iniziato a lavorare come supplente. Ciò ha portato ad avere un’altra grande passione: l’insegnamento. E oggi posso dire che portare avanti entrambe le cose mi ha arricchito enormemente, sia come persona che come professionista.
Ma suona ancora?
Avendo vinto la cattedra a Roma, per motivi organizzativi e di tempo, ho dovuto ridurre le serate ma non ho abbandonato la musica, anzi ,sto portando avanti nuovi progetti.
Il fatto di fare due professioni così diverse non le ha creato dei problemi, soprattutto in ambito scolastico?
Assolutamente no, anzi credo sinceramente che questa doppia professione mi abbia portato solo vantaggi. Mi ha permesso di avvicinarmi ancora di più ai ragazzi, di creare un rapporto più umano e reale. Loro vedono che si può essere studiosi e allo stesso tempo divertirsi, che dietro un professore c’è una persona con passioni e sogni. È un modo concreto per mostrare che il lavoro e lo studio, se fatti con impegno, possono portare risultati e soddisfazioni, anche in ambiti diversi tra loro.
quando sta in consolle sicuramente vede tutti noi che stiamo in pista; che sensazione prova quando ci vede?
Vedere i miei studenti ballare e divertirsi mi da la stessa soddisfazione di vederli riuscire nello studio e nelle loro ambizioni. È il mio lavoro e la mia missione.
Cosa consiglia ai suoi studenti?
Sia a scuola che nei locali dico sempre ai ragazzi di sognare e di non smettere mai di farlo. Avere un sogno, un qualcosa in cui credere dà senso alle giornate. Ciò ci spinge a migliorarci, a non accontentarci e a scoprire chi siamo davvero. Anche quando sembra difficile, anche quando tutto intorno ci invita a essere ‘realisti’, continuate a sognare. Perché avere dei sogni significa essere vivi e inseguirli è il modo più autentico per crescere, per imparare e per dare un significato profondo al proprio percorso.
