
Negli ultimi anni, la maternità surrogata è diventata un fenomeno sempre più diffuso in molte parti del mondo. Dietro a un’apparenza di modernità e progresso, si cela spesso una realtà molto più oscura, fatta di sfruttamento, sofferenza e mercificazione della donna.
Cosa si intende per maternità surrogata?
La maternità surrogata è un processo in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di un’altra persona o coppia, che poi diventa/diventano genitore/i del bambino. In molti casi, la donna che partorisce non ha alcun legame post partum con il bambino: il suo corpo viene “affittato” per portare a termine la gestazione.
Il caso dell’India: un’industria da milioni di dollari
In India, per anni, la maternità surrogata è stata una vera e propria industria. Le cliniche specializzate attiravano coppie provenienti da paesi occidentali con promesse di costi bassi e un processo semplice. Donne indiane, spesso provenienti da contesti di estrema povertà, accettavano di diventare madri surrogate in cambio di cifre che, seppur elevate per gli standard locali, erano irrisorie rispetto a quanto veniva pagato dalle coppie committenti.
Una gravidanza surrogata in India poteva costare tra i 25.000 e i 35.000 dollari, ma alla madre andavano spesso solo 4.000-6.000 dollari. Il resto veniva trattenuto dalle agenzie e dalle cliniche.
Le condizioni delle madri surrogate
Le madri surrogate vengono spesso reclutate in contesti di difficoltà economica. Vivono in dormitori collettivi, sotto il controllo delle agenzie, lontane dalle loro famiglie. Non hanno libertà di movimento e seguono diete e routine imposte. Il loro corpo viene trattato come un mezzo di produzione, e la loro salute fisica e psicologica è messa costantemente a rischio.
In alcuni paesi, come il Nepal o il Kenya, dove la legislazione è più debole o inesistente, le condizioni sono ancora peggiori. Le donne possono subire pressioni, minacce o non ricevere il compenso pattuito. Non di rado, sono costrette a firmare contratti che le privano di ogni diritto sul bambino e su sé stesse.
Il prezzo di un bambino e il dolore della perdita
Parlare di “prezzo del bambino” può sembrare brutale, ma è esattamente ciò che accade. Il bambino diventa un prodotto: viene ordinato, pagato e consegnato. E se qualcosa va storto? Se il bambino nasce con problemi di salute o muore durante la gravidanza, spesso la donna non solo perde il denaro promesso, ma può anche subire accuse, disprezzo o essere abbandonata dalle agenzie.
Il dolore psicologico per la perdita di un figlio che si è portato in grembo per nove mesi, anche se commissionato da altri, è spesso ignorato. Non ci sono supporti psicologici, né riconoscimenti della sofferenza. La donna viene lasciata sola, con il suo corpo segnato e il suo cuore spezzato.
Un commercio globale
La maternità surrogata, in molti casi, si trasforma in una forma moderna di sfruttamento. Il corpo femminile viene trattato come un contenitore, e il desiderio di genitorialità di alcuni si realizza a spese della dignità e dei diritti di altri. Ciò che si nasconde dietro alle promesse di felicità e alle immagini sorridenti dei neonati è spesso un sistema disumanizzante, in cui le donne vengono ridotte a strumenti.
In un mondo che combatte per l’uguaglianza di genere e la giustizia sociale, è fondamentale interrogarsi su queste pratiche e sulle loro conseguenze. La maternità non dovrebbe mai essere un affare, e nessuna donna dovrebbe essere costretta a vendere il proprio corpo per sopravvivere.