Vector laughing children
Immaginate una riunione di redazione: tutti seri, concentrati, intenti a proporre idee per il prossimo articolo. Silenzio assoluto… e poi, all’improvviso, senza un motivo apparente, arriva lei: la fatidica risarella.
Vi è mai capitato?
Si insinua nei momenti più seri, spesso durante la lezione del professore più severo della scuola. Tutti immobili, concentrati, e proprio allora il vostro compagno vi lancia uno sguardo, un sorrisino… ed è finita. Cercate disperatamente di trattenervi, ma basta un respiro fuori posto e scoppiate a ridere.
Poi arriva la temuta domanda:
— “Ragazzi, perché ridete?”
E lì, anche se vorreste smettere con tutte le vostre forze, succede l’opposto: la risarella esplode ancora più forte.
Non è mancanza di rispetto, né voglia di prendere in giro il professore. È qualcosa di spontaneo e incontrollabile, come se il corpo decidesse improvvisamente che quel momento è perfetto per non prendersi troppo sul serio.
A volte inizia con un piccolo “ehm ehm”, e nel giro di pochi secondi vi ritrovate a ridere come i cattivi di un film comico… senza che nessuno sappia davvero il perché.
E poi c’è la sua forma più temuta: la risarella contagiosa.
Parte uno, poi un secondo, poi un terzo… e nel giro di pochi istanti l’intera classe è piegata in due dalle risate, senza un vero motivo. Un effetto domino irresistibile!
Ma una cosa è certa: dietro questo gesto apparentemente “fastidioso” per chi guarda, non c’è mai cattiveria, né un colpevole da punire. Solo la meravigliosa, inspiegabile leggerezza di un momento di umanità condivisa.
Perché, diciamolo, ogni tanto… ridere senza motivo è il modo più semplice per sentirsi vivi.
