Domenica 22 novembre ho vissuto un’esperienza che non dimenticherò mai: insieme ad alcune mie compagne, docenti e alcuni genitori, fra cui la mia mamma, siamo partiti per Roma per partecipare alla manifestazione “Corri Libera”.
Non si trattava solo di una corsa, ma di un momento carico di significato: correre per dire no alla violenza sulle donne.
Appena arrivati, la città sembrava trasformata. C’era un’energia speciale nell’aria: il suono dei passi, le risate dei partecipanti, i messaggi di solidarietà scritti su magliette e striscioni, tutto ci ricordava che eravamo lì per qualcosa di più grande di noi.
Mentre camminavo in una Roma senza auto accanto ai miei compagni, sentivo il cuore battere forte per l’emozione di essere parte di un gesto così potente.
La violenza contro le donne è una ferita ancora troppo diffusa nella nostra società.
C’è chi la subisce in silenzio, chi ha paura di parlare, chi viene isolato o giudicato. “Corri Libera” ci ha ricordato che ogni passo che facciamo insieme, ogni gesto di attenzione e solidarietà, può essere un piccolo grande segnale di speranza e cambiamento. Correre accanto a persone che condividono lo stesso messaggio di rispetto e libertà mi ha fatto capire quanto sia importante far sentire la propria voce, anche in modo simbolico.
Tornando a Orvieto, mi sono resa conto che quella corsa non era finita con l’arrivo: ogni passo fatto, ogni sguardo e ogni applauso resteranno con me come promemoria che possiamo fare la differenza, se restiamo uniti.
Partecipare a “Corri Libera” è stata un’esperienza che mi ha emozionato, mi ha fatto riflettere e mi ha resa più consapevole. Ho imparato che la lotta contro la violenza sulle donne non è solo delle vittime, è di tutti noi, e ognuno di noi può correre, anche simbolicamente, verso un mondo più giusto e sicuro.
Foto di A.Vagni





