Il 25 novembre non è solo una data sul calendario, è un grido di denuncia, una ferita che brucia ancora troppo nel silenzio. Dobbiamo fare rumore, dobbiamo esserci, soprattutto noi giovani donne.
La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne non è retorica, è necessità.
Ogni anno, migliaia di Noi in tutto il mondo vive l’incubo di un abuso che non ha giustificazioni, che si nasconde nelle pieghe della quotidianità, che distrugge corpi e anime. Non è più possibile continuare a tacere, non è più possibile restare indifferenti. Oggi, più che mai, è fondamentale riconoscere la violenza in tutte le sue forme e impegnarsi, giorno dopo giorno, per costruire una società in cui ogni donna possa vivere libera, senza paura, senza catene invisibili.
Questo non sarà un articolo che riporta dati statistici, non sarà un articolo di cronaca nera, ma un piccolo manuale per noi ragazze affinché possiamo riconoscere la violenza di genere e saperla denunciare.
E’ violenza quando:
ti fa sentire sbagliata : La violenza di genere non è solo fisica, può essere psicologica, emotiva, verbale, economica o sessuale. Non ignorate questi segnali: ti senti in ansia prima di vederlo, hai paura di “farlo arrabbiare”, non ti riconosci più, sei meno sicura, più triste, più sola. Se una persona ti fa sentire così, qualcosa non va.
controlla la tua vita: un uomo che controlla una ragazza non lo fa “perché ci tiene” ma per dominio. Devi riconoscere i comportamenti tossici: se vuole sapere sempre dove sei e con chi, se ti controlla il telefono o i social, se decide come devi vestirti, se si arrabbia quando esci con amiche/i o famiglia o se ti isola dicendo che “gli altri non ti capiscono”.
Questo è controllo, non amore.
ti manca di rispetto : Il rispetto è la base di una relazione sana. Attenzione quando ti tocca o ti bacia senza che tu lo voglia o ti spinge ad avere rapporti sessuali quando non te la senti. Il consenso deve essere sempre libero, chiaro e senza pressioni.
diventa aggressivo, anche senza colpire: fai attenzione se ti spinge, ti blocca, ti afferra con forza, se rompe oggetti durante i litigi o alza la voce, ti intimidisce o ti urla talmente vicino da farti paura. La paura è un segnale chiarissimo.
ti senti “meno te stessa” da quando lo frequenti, questa è una delle prove più forti. Chiediti: “Sono più felice o più triste?” “Ho più libertà o meno?” “Ho più autostima o meno?” “Posso davvero dire “no” senza paura?”
Se la risposta tende al negativo, c’è un problema serio.
La violenza non inizia mai con un pugno. Inizia con una parola, un controllo, un dubbio insinuato lentamente dentro di te. Ecco perché riconoscerla è il primo atto di libertà. Nessuna di noi deve affrontare tutto questo da sola: parlare è un gesto di coraggio, chiedere aiuto è un diritto, proteggersi è un dovere verso sé stesse.
Ricorda: non sei tu a sbagliare, non sei tu a esagerare, non sei tu a dover “sopportare”. Meriti rispetto, meriti ascolto, meriti amore, quello vero, che non fa male.
Il 25 novembre ci unisce tutte, ma la lotta continua ogni giorno. E ogni giorno, insieme, possiamo spezzare il silenzio. Sempre.
