di Prof.ssa Valentina Carli e Prof. Fabio Graziani
Cari studenti,
ogni anno, puntuale come il panettone industriale e le lucine che non funzionano mai al primo tentativo, eccolo lì: Una poltrona per due. Ogni anno vi chiedete perché la Vigilia di Natale Italia 1 trasmetta sempre quel film. La risposta breve è: perché funziona. Quella lunga, da professori boomer, merita qualche riga in più.
Partiamo dalla storia, semplice solo in apparenza. Da una parte c’è Louis Winthorpe III, giovane ricco, colto, elegante, cresciuto nel privilegio e convinto che il suo successo sia frutto esclusivo del merito. Dall’altra c’è Billy Ray Valentine, povero, di strada, abituato a cavarsela come può. I due non si incontrerebbero mai, se non fosse per una scommessa crudele fatta da due anziani e ricchissimi fratelli, simbolo di un capitalismo cinico e irresponsabile.
La genialità del film sta proprio qui: tutta la vicenda nasce da una scommessa di un dollaro. Un gesto minuscolo che scatena una catena di eventi enormi. I fratelli decidono di scambiarsi le vite dei due protagonisti per dimostrare una tesi che ancora oggi è attualissima: conta di più l’ambiente o la natura? Siamo quello che diventiamo o quello che ci viene dato?
Winthorpe perde tutto nel giro di pochi giorni: lavoro, casa, reputazione, fidanzata. Billy Ray, improvvisamente, ottiene istruzione, abiti eleganti, accesso al potere e rispetto. Il film mostra con ironia spietata quanto il sistema sociale sia fragile, manipolabile e profondamente ingiusto. Non basta essere capaci: serve trovarsi dalla parte giusta del tavolo.
E qui arriviamo al punto che rende Una poltrona per due geniale. Non è solo una commedia divertente: è una satira feroce sul capitalismo, sul razzismo, sul classismo e sull’ipocrisia delle élite. Il tutto raccontato con ritmo, battute memorabili e personaggi secondari indimenticabili. Il film non predica, non fa lezioni morali esplicite, ma mostra. E lo fa con intelligenza.
Quando i due protagonisti capiscono di essere stati usati, il film cambia passo e da commedia degli equivoci diventa racconto di riscatto e alleanza. Due uomini diversissimi, vittime dello stesso sistema, uniscono le forze per ribaltare il gioco. Il finale, ambientato nel mondo della finanza, è sorprendentemente complesso, coraggioso e persino educativo.
Ma perché proprio la Vigilia di Natale? Perché il film parla di caduta e rinascita, di perdita e di nuova possibilità. È una storia in cui chi ha tutto impara cosa significa non avere nulla, e chi non ha nulla scopre il proprio valore. Temi profondamente natalizi, anche senza alberi addobbati o musichette zuccherose.
Lo puoi guardare a pezzi mentre sparecchi, puoi perderti dieci minuti senza sentirti escluso, puoi rivederlo cento volte e sapere già quando ridere. In un giorno in cui nessuno vuole davvero “seguire” qualcosa, Una poltrona per due è compagnia, non impegno.
Infine, cari millennial, c’è una verità che forse vi infastidirà: quel film è diventato un linguaggio comune. È uno di quei rari momenti in cui generazioni diverse, nonni, genitori, figli e persino voi, guardano la stessa cosa senza litigare sul telecomando.
Per questo, ogni anno, la televisione lo ripropone, non per mancanza di idee, ma per eccesso di memoria. È un rito laico, un’abitudine condivisa, una piccola certezza in un mondo che cambia troppo in fretta e attenzione ragazzi qui è proprio il nostro lato boomer che parla, abbiate cura della memoria…
Con affetto e un pizzico di nostalgia,
i vostri due professori boomer
